LA STORIA DI TRANI
La leggenda attribuisce la sua fondazione a Tirreno, figlio dell’eroe omerico Diomede, ma la prima traccia storica di Turenum è nella Tabula Peutingeriana, itinerario romano del III sec.d.c. per cui si potrebbe collocare l’origine di Trani al I sec. La documentazione storica di Trani parte, tuttavia solo dal IX sec. nell’età dei Longobardi e poi Bizantini, quando fu elevata a sede vescovile.
Nell’età federiciana dato lo sviluppo delle numerose attività locali, allargò considerevolmente la sua cinta muraria; cinta muraria che restò in piedi fino al 1846. Sotto gli Angioini ci fù un periodo di crisi, da cui si risollevò nel XV secolo sotto gli Aragonesi con grande espansione commerciale, di quest’età sono testimonianza il palazzo Caccetta, il palazzo Palagano (oggi Lambert), il palazzo Vischi, il monastero di Santa Chiara. Dopo il dominio veneziano (1496-1528) che vide sorgere le chiese di Sant’Agostino e San Rocco, Trani passo sotto il dominio spagnolo nel quale fu il centro più importante, giudiziario ed amministrativo della Terra di Bari, tanto da divenirne capoluogo. In tal modo giunse al culmine la fortuna di Trani nella quale vennero a convergere i centri direzionali, giuridici,culturali ed intellettuali della Puglia a cui non fu estranea la presenza dell’Arcivescovado e della Sacra Regia Udienza Provinciale.
A tale assunta importanza naturalmente seguì una grande espansione edilizia, che doveva fornire sedi adeguate ai principali esponenti del potere amministrativo, giudiziario, politico ed economico, ed ecco il fiorire di prestigiosi palazzi quali Palazzo Torres (ora sede del tribunale), Beltrani, Lopez, Bianchi, Venticelli, Covelli Antonacci, Quercia e Chiese come Santa Teresa, San Domenico e San Lorenzo. Comunque l’avvenimento cruciale anche per le sorti future di Trani fu la completa devastazione che subì nell’aprile 1799, quando, dopo altere vicende nelle quali il popolino aveva preferito il regime borbonico, massacrando l’elite liberale che lottava per gli ideali della rivoluzione, la città fu punita duramente e messa a ferro e fuoco. Conseguentemente perse ogni supremazia fino ad allora conquistata e fu declassata da Murat e Bonaparte in favore della città di Bari. Mantenne sempre alta, comunque, la tradizione culturale, da ricordare V.Vecchi che pubblicò la prima rivista letteraria e storica della Puglia e quella giudiziaria, poiché nel 1817 fu sede della Gran Corte Civile con giurisdizione su terra d’Otranto e Bari, e nel 1861 fu Corte d’Appello delle Puglie, oltre che per i territori suddetti, anche per la Capitanata. Tuttavia questo ultimo ruolo fu perso nel fascismo quando Trani venne privata anche di quest’ultima importante competenza giudiziaria.
La struttura urbanistica di Trani si divide in tre parti: La zona antica, le cui mura furono abbattute nel 1846, è delimitata dal porto, via M.Pagano e Via Alvarez:essa è la parte più suggestiva, rimasta integra nel suo valore storico ed artistico, per la buona conservazione dei palazzi e delle strutture non deturpate esteticamente da sconci e brutture modernistiche. Poi vi è la parte ottocentesca dotata di vie spaziose e rettilinee, e di palazzi decorosi e signorili, situata ad oriente e mezzogiorno del borgo antico. Infine la terza parte, costituita dalla grandissima espansione edilizia degli ultimi anni, che ha praticamente congiunto il centro di Trani, con quella che era la zona residenziale-giardino verso la penisola di Colonna, e con le linee direttrici verso Corato ed Andria, si compone di quelle strutture edilizie moderne e, a volte, funzionali, che sono tipiche di tutto il nostro Paese.
È evidente, per quanto detto, che Trani è riuscita a conservare le bellezze naturali: porto, villa sul mare, penisola di Colonna, inserendo in esse un prodotto architettonico di alto livello storico ed artistico, che si è mantenuto integro fino ai nostri giorni.
Nell’età federiciana dato lo sviluppo delle numerose attività locali, allargò considerevolmente la sua cinta muraria; cinta muraria che restò in piedi fino al 1846. Sotto gli Angioini ci fù un periodo di crisi, da cui si risollevò nel XV secolo sotto gli Aragonesi con grande espansione commerciale, di quest’età sono testimonianza il palazzo Caccetta, il palazzo Palagano (oggi Lambert), il palazzo Vischi, il monastero di Santa Chiara. Dopo il dominio veneziano (1496-1528) che vide sorgere le chiese di Sant’Agostino e San Rocco, Trani passo sotto il dominio spagnolo nel quale fu il centro più importante, giudiziario ed amministrativo della Terra di Bari, tanto da divenirne capoluogo. In tal modo giunse al culmine la fortuna di Trani nella quale vennero a convergere i centri direzionali, giuridici,culturali ed intellettuali della Puglia a cui non fu estranea la presenza dell’Arcivescovado e della Sacra Regia Udienza Provinciale.
A tale assunta importanza naturalmente seguì una grande espansione edilizia, che doveva fornire sedi adeguate ai principali esponenti del potere amministrativo, giudiziario, politico ed economico, ed ecco il fiorire di prestigiosi palazzi quali Palazzo Torres (ora sede del tribunale), Beltrani, Lopez, Bianchi, Venticelli, Covelli Antonacci, Quercia e Chiese come Santa Teresa, San Domenico e San Lorenzo. Comunque l’avvenimento cruciale anche per le sorti future di Trani fu la completa devastazione che subì nell’aprile 1799, quando, dopo altere vicende nelle quali il popolino aveva preferito il regime borbonico, massacrando l’elite liberale che lottava per gli ideali della rivoluzione, la città fu punita duramente e messa a ferro e fuoco. Conseguentemente perse ogni supremazia fino ad allora conquistata e fu declassata da Murat e Bonaparte in favore della città di Bari. Mantenne sempre alta, comunque, la tradizione culturale, da ricordare V.Vecchi che pubblicò la prima rivista letteraria e storica della Puglia e quella giudiziaria, poiché nel 1817 fu sede della Gran Corte Civile con giurisdizione su terra d’Otranto e Bari, e nel 1861 fu Corte d’Appello delle Puglie, oltre che per i territori suddetti, anche per la Capitanata. Tuttavia questo ultimo ruolo fu perso nel fascismo quando Trani venne privata anche di quest’ultima importante competenza giudiziaria.
La struttura urbanistica di Trani si divide in tre parti: La zona antica, le cui mura furono abbattute nel 1846, è delimitata dal porto, via M.Pagano e Via Alvarez:essa è la parte più suggestiva, rimasta integra nel suo valore storico ed artistico, per la buona conservazione dei palazzi e delle strutture non deturpate esteticamente da sconci e brutture modernistiche. Poi vi è la parte ottocentesca dotata di vie spaziose e rettilinee, e di palazzi decorosi e signorili, situata ad oriente e mezzogiorno del borgo antico. Infine la terza parte, costituita dalla grandissima espansione edilizia degli ultimi anni, che ha praticamente congiunto il centro di Trani, con quella che era la zona residenziale-giardino verso la penisola di Colonna, e con le linee direttrici verso Corato ed Andria, si compone di quelle strutture edilizie moderne e, a volte, funzionali, che sono tipiche di tutto il nostro Paese.
È evidente, per quanto detto, che Trani è riuscita a conservare le bellezze naturali: porto, villa sul mare, penisola di Colonna, inserendo in esse un prodotto architettonico di alto livello storico ed artistico, che si è mantenuto integro fino ai nostri giorni.
LE ORIGINI DEL NOME
La tradizione vuole che la città sia stata fondata da Tirreno, figlio di Diomede e ricostruita dall'imperatore Traiano. A testimonianza di questo, un'epigrafe un tempo esistente su una delle porte della città, il cui testo diceva: Tirenus fecit, Traianus me paravit - Ergo mihi Tranum nomen uterque dedit. Una riproduzione di questa epigrafe la si può trovare all'interno di palazzo Candido.
LO STEMMA
Lo stemma della Città viene creato nel 1098, in esso è raffigurato un drago, ad ali spiegate, nell'atto di schicciare sotto i suoi artigli una testa taurina, con una torre sul dorso. L'alto significato che si ricava dallo stemma con i tre aggettivi, scritti sul nastro decorativo, è la potenzialità della Città di sopravvivere ad ogni evenienza e ad ogni sfortuna, per il carattere della sua gente animosa (ferox), operosa e potente (fortis), e pronta sia a difendersi che ad offendere nella sua continua vitalità (fertilis). Lo stemma lo si può vedere sulla Torre dell'Orologio (chiesa di San Donato).
Gli “Ordinamenta Maris” sono stati pubblicati nel 1063, risultano essere, quindi, anteriori alle Tabulae Amalphitanae. In essi sono descritte le regole della contribuzione, delle cose trovate in mare, dei diritti e degli obblighi del padrone, dei marinai, del nocchiero, dello scrivano e del contratto di noleggio.
La loro importanza stà nel fatto di aver offerto le basi per la formazione del Diritto Italiano alla Navigazione. Negli Ordinamenta per la prima volta nella storia della navigazione, viene considerata la figura del marinaio fino a quel momento ritenuto un semplice schiavo al servizio del padrone.
Con l'avvento ed il riconoscimento del codice tranese, il marinaio acquista una propria dignità, diventa il lavoratore che ha bisogno di essere tutelato. In termini moderni potremmo parlare di un contratto sindacale tra marinai e datori di lavoro.
Una forte presenza degli Ordinamenta Maris, si trova in piazza Quercia, cuore del centro storico e ingresso storico verso il porto, qui si trova collocato un bassorilievo bronzeo, opera di Antonio Bibbò e Vito Stifano, eretto nel 1963 in occasione del nono centenario.
GLI ORDINAMENTA MARIS
Gli Statuti Marittimi di Trani sono da considerarsi come il più antico codice marittimo del Mediterraneo nel Medioevo e costituiscono la testimonianza più elequente della prosperità economica raggiunta da Trani nel secolo XI e dal grado di maturità civile della sua gente.Gli “Ordinamenta Maris” sono stati pubblicati nel 1063, risultano essere, quindi, anteriori alle Tabulae Amalphitanae. In essi sono descritte le regole della contribuzione, delle cose trovate in mare, dei diritti e degli obblighi del padrone, dei marinai, del nocchiero, dello scrivano e del contratto di noleggio.
La loro importanza stà nel fatto di aver offerto le basi per la formazione del Diritto Italiano alla Navigazione. Negli Ordinamenta per la prima volta nella storia della navigazione, viene considerata la figura del marinaio fino a quel momento ritenuto un semplice schiavo al servizio del padrone.
Con l'avvento ed il riconoscimento del codice tranese, il marinaio acquista una propria dignità, diventa il lavoratore che ha bisogno di essere tutelato. In termini moderni potremmo parlare di un contratto sindacale tra marinai e datori di lavoro.
Una forte presenza degli Ordinamenta Maris, si trova in piazza Quercia, cuore del centro storico e ingresso storico verso il porto, qui si trova collocato un bassorilievo bronzeo, opera di Antonio Bibbò e Vito Stifano, eretto nel 1963 in occasione del nono centenario.
testo tratto da archivio.traniweb.it
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